Cenni storici su Santa Barbara |
Premessa
Agli inizi del IV secolo il
Cristianesimo non era stato ancora riconosciuto ufficialmente dagli imperatori
romani. Esso era sorto come una ventata, d’improvviso. La sua diffusione,
soprattutto nelle classi inferiori dei centri urbani, era stata di una rapidità
miracolosa. In un mondo abbruttito dallo schiavismo e dalle violenze, il
Cristianesimo significava la bontà misconosciuta; era una forza nuova che negava
e rovesciava, i valori terreni ed umani esaltando la semplicità, la purezza, la
carità: un’altissima etica alle cui basi stavano gli umili, gli
afflitti.
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Le persecuzioni di Nerone, Domiziano,
Traiano, Marc’Aurelio, Settimo Severo e Massimiano non lo avevano incrinato.
Sublimato, anzi, dai sacrifici dei martiri e dei perseguitati, si era cementato
in un blocco che nessuna forza umana aveva potuto sfaldare.
Duri agli stenti,
alle torture, ai sacrifici quotidiani, costretti a vivere sottoterra in buie
catacombe, schiavi e proletari, dall’Oriente all’Occidente, cercavano conforto
alle persecuzioni ed alla loro miseria rifugiandosi nella religione nuova di
Cristo.
Fino al terzo secolo, gli stessi Papi di quel tempo non sfuggirono
alle persecuzioni. In questo stato di cose si deve far risalire la nascita della
nostra Patrona.
Bisogna giungere al 313 con la proclamazione dell’editto di
Milano da parte dell’Imperatore Costantino perché i Cristiani potessero
professare la loro fede e fu permessa la libertà di culto.
Per quanto
riguarda la nostra Santa esistono molte redazioni in greco e traduzioni latine
della vita e della passione di Barbara; si tratta, però, di narrazioni
leggendarie, il cui valore storico è molto scarso, anche perché vi si
riscontrano non poche divergenze. In alcune, infatti, il suo martirio è posto
sotto l’impero di Massimino il Trace (235-238) o di Massimiano (286-305), in
altre, invece, sotto quello di Massimino Daia (308-313).
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Né maggiore concordanza esiste sul luogo
di origine, poiché si parla di Antiochia, di Nicomedia e infine, di una località
denominata “Heliopolis” distante dodici miglia da Euchaita, città della
Paflagonia.
Nelle traduzioni latine, la questione si complica maggiormente,
perché per alcune di esse Barbara sarebbe vissuta nella Toscana e infatti nel
Martirologo di Alone si legge: “In Tuscia natale sanctae virginis et martirys
sub Maximiano imperatore”. Barbara Ci si trova, quindi, di fronte al caso di
una martire il cui culto fino all’antichità fu assai diffuso, tanto in Oriente
quanto in Occidente; invece, per quanto riguarda le notizie biografiche, si
possiedono scarsissimi elementi: il nome, l’origine orientale, con ogni
verosimiglianza l’Egitto ed il martirio. La leggenda, poi, ha arricchito con
particolari fantastici, a volte anche irreali, la vita della martire: si tratta
di particolari che hanno avuto un influsso sia sul culto come
sull’iconografia.
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La
vita
Gli storici non sono d’accordo circa l’anno preciso
della nascita di Barbara. (N.d.R: Barbara cioè straniera, non romana). Secondo
notizie raccolte dalla “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varazze, Arcivescovo di
Genova (1292_1298) e secondo gli agiografi più attendibili, S. Barbara nacque
nel periodo dell’impero di Massimiano, nel III secolo, verso il 217 d.C., a
Nicomedia di Bitinia (l’odierna Ismid a sud – est di Scutari d’Asia),
nell’interno del Bosforo, da padre Dioscoro (per molti Dioscuro) e dalla madre
della quale non è pervenuto neanche il nome. Il Cristianesimo era ancor giovine,
e sul trono dei Cesari, Massimiano, l’illirico Massimiano, rozzo quanto
lussurioso, non smentiva i suoi predecessori nella ferocia delle persecuzioni,
metodiche, accanite. Tormentare i Cristiani per lui era diletto.
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Santa BarbaraJacopo da Empoli - Firenze |
Tutte le astuzie, tutti gli accorgimenti
erano buoni se in conclusione riuscivano a nuocere. Dominava in tutto l’Impero
un grido rosso di sangue: Christianos ad leones (i cristiani alle
fiere).
Dioscoro nato nel paganesimo, cresciuto ed educato in ambiente ostile
non poteva perciò portar su una famiglia se non secondo le sue credenze
religiose.
Di Barbara, ormai prestante giovinetta, Dioscoro voleva farne una
moglie ricca e mondana di un giovane di nobile famiglia, anche cresciuto ed
educato secondo le credenze del paganesimo.
Il tempo, però, sovvertì i
disegni di Dioscoro. Questi, ricco mercante, preoccupato dell’avvenenza della
figlia, oggetto di molteplici richieste di matrimonio da parte di molti giovani
della città, fece costruire una torre, per rinchiuderla, onde sottrarla agli
sguardi cupidi dei troppi pretendenti.
Quando i lavori di costruzione stavano
per essere ultimati, egli dovette partire per un giro d’affari, avendo cura però
di precisare i particolari delle rifiniture, ordinando ai costruttori di
attenervisi rigorosamente.
La buona novella del Cristianesimo, in quel
periodo, tramite l’insegnamento del Vescovo di Origine, incomincia a penetrare
nell’anima della giovane Barbara.
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Durante l’assenza del padre, la fanciulla
si recò a controllare i lavori, ed avendo constatato che due sole finestre erano
state aperte nella parte orientale della torre, insistette tanto che ottenne che
i maestri d’opera ne aprissero una terza, nonostante il loro timore di
contravvenire alle disposizioni del padre.
Tornato questi dal suo viaggio,
notò la modifica apportata al suo progetto. Ne domandò conto ai costruttori, che
riferirono la richiesta della figlia. Questa chiamata a rendere ragione della
sua interferenza, rispose: ”Tre sono le sorgenti di luce, che illuminano ogni
uomo che viene in questo mondo, il Padre, il Figliuolo e lo Spirito
Santo”.
Dioscoro comprese che la giovane era diventata cristiana; cercò
allora di farla recedere dalla sua fede, con tutti i mezzi: con le minacce, con
le blandizie, con le fustigazioni, con le promesse, con le percosse. Vistala
irremovibile, la segregò nella torre, privandola di ogni conforto; ma ogni volta
che tornava, per trovarla disposta a rinunciare alla sua fede, la sorprendeva
immersa nell’orazione.
Esasperato dall’incrollabile ed invincibile costanza
della figlia e perduta ogni speranza di un suo ravvedimento, Dioscoro stesso si
presentò al prefetto-giudice Marziano, accusandola di essere cristiana e
richiedendone la morte, dopo crudeli tormenti. Marziano mandò allora il notaio
Geronzio a prelevarla, per essere tradotta al suo cospetto.
La meravigliosa
bellezza della giovane stupì il prefetto-giudice, e quanti poterono ammirarla,
disponendo benevolmente nei suoi confronti. Ma dopo reiterate ed insistenti
pressioni, per indurla a fare sacrifici agli dei, visti frustrati i suoi
tentativi della forza convincente degli argomenti e delle citazioni bibliche
della Santa, in difesa della verità della sua fede, tanto da provocare
attenzioni ammirate e commosse tra la folla presente e qualche conversione ( ad
esempio S. Giuliana), Marziano, punto dalla indifferenza della fanciulla alle
proprie attenzioni per la sua bellezza, ordinò che fosse denudata, fustigata,
ustionata e buttata in carcere.
L’indomani, richiamatala in giudizio e
constatata la perfetta guarigione delle ferite, come se non fossero state
inferte, accecato di furore, le fece amputare le mammelle ed esporla, nuda, al
ludibrio della folla circostante; quindi, permanendo Barbara al suo santo
proposito, la condannò alla pena capitale.
Il padre stesso avocò a sé il
privilegio di esserne il carnefice e, trascinata sul monte delle esecuzioni la
decapitò:
Questo avvenne il 4 dicembre dell’ Anno 305 d.C.
Narra la
leggenda che mentre Dioscoro, padre - carnefice della Santa, discendeva dal
monte del supplizio, ad esecuzione avvenuta, fu colpito dal fulmine, che lo
incenerì ed il vento disperse le sue polveri.
Il culto
La
fine così raccapricciante della giovinetta, aveva lasciato una traccia troppo
vivida nella coscienza dei cristiani che erano sì, abituati a piangere i loro
morti, ma mai avrebbero pensato che sulle carni di una piccola vergine si
potesse abbattere tanto disumano furore.
E’ chiaro che ogni brandello di
quella storia fu conservato nella memoria della gente, gelosamente custodite
tramandato fino al giorno in cui fu possibile, finalmente, poterne celebrare
liberamente la gloria. E fu un trionfo!
Come un’epidemia quella storia si
diffuse fin nelle più lontane propaggini dell’impero restando miracolosamente
intatta e anzi, trovando sempre ulteriori stimoli di affermazione e di
crescita.
Il culto di Santa Barbara fu culto forte, che lasciò le sue
impronte, ancora oggi visibili e verificabili.
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Esso, per la prima volta, si manifestò a
Nicomedia, poco dopo il suo martirio e si estese gradualmente, ben presto a
Costantinopoli, nell’Asia Minore, in Italia e nell’intera Europa.
Il culto
della Santa ebbe fra i cristiani forme di origini varie. Nel medio evo infatti
S. Barbara fu ritenuta protettrice dei lebbrosi e degli storpi. Ebbe anche forme
strane che talvolta rasentavano il feticismo: a Marolles les Bains, per esempio,
gli affetti dal morbillo e dalla scarlattina erano certi di essere guariti
bevendo della polvere raschiata dai muri della cappella di S. Barbara sciolta
nell’acqua.
In oriente i copti del Cairo si ungevano il viso con olio, detto
di Santa Barbara e ciò per prevenire o curare una affezione della pelle chiamata
appunto “male di Santa Barbara”.
In occasione del 4 dicembre, i contadini
rumeni spalmavano il viso dei loro bambini con olio benedetto o con succo di
vitalba per preservarli del vaiolo; a Barasie, nel passo di Calais, il primo
venerdì di ogni mese le donne conducevano le loro creature alla cappella della
Santa perché imparassero a camminare e evitare loro cadute; in Alzsazia era
invocata per qualsiasi specie di malattia dei bambini.
Era invocata anche per
facilitare la gestazione, contro la sterilità e contro la formazione di
calcoli.
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Infatti anche il Vescovo Dati di S. Leone
calabro, negli ultimi mesi (versi da lui dedicati a S. Barbara), ha scritto che
essendo sofferente di un enorme calcolo vescicole, si raccomandò alla Santa:
et in spatio forse di tre hore / gittai la pietra, et senza medicina / cessò
tutto il mio male et grande dolore.
E’ anche Protettrice dei raccolti: in
molte campagne d’Italia e della Francia, il 4 dicembre, vi è ancora l’uso di
mettere i semi di frumento in un piatto con acqua e poca terra: il frumento
germoglia a Natale se ne veggono gli effetti dai quali si deducono i presagi sul
raccolto.
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Una secolare tradizione, accettata in
tutto il mondo, ha fatto considerare, come è noto, la Vergine Martire come
Protettrice di tutti coloro che maneggiano gli esplosivi per usi di guerra -
artiglieri, marinai, genieri - o che ne adoperavano per scopi di carattere
industriale – minatori, fabbricanti di artifizi – o di coloro che contro il
fuoco agiscono per difesa di persone e di beni – vigili del fuoco.
Inoltre
dopo la scoperta della polvere pirica – nel 1320 – i minatori, i “bombardieri”,
i genieri e tutti quelli che col fuoco e le polveri avevano dimestichezza
elessero Santa Barbara a loro Patrona.
Sulla porta delle polveriere, infatti,
e a prua delle navi, accanto alle polveri da cannone fu collocata l’immagine di
Santa Barbara a significare che dov’è la sua presenza non divampava il fuoco. Da
ciò è facile arguire che, per gli stessi motivi, anche i minatori e i vigili del
fuoco si sono messi sotto la protezione di Santa Barbara.
Numerosi furono nel
XIV secolo i manuali di Artiglieria che stabilivano che “prima di accendere le
micce” si invocasse il nome di Santa Barbara facendosi il segno di croce.
Da
ricordare, ad esempio quelli di Luigi Colloquio, “ingegnero” del Real Esercito
di Sua Maestà Cattolica in Italia, o i documenti ufficiali di Re Carlo V di
Sicilia, o le istruzioni di rito, nelle varie Suole di Artiglieria.
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Documenti notevoli sono le celebri
Ordinanze di Carlo V, dettate per la scuola di artiglieria di Burgos, nelle
quali viene esplicitamente dichiarato “dover l’artigliere, quando la palla viene
introdotta e invocare l’aiuto di Santa Barbara”.
Il capitano Strenno Zaccaria
Schiavina, parlando ai suoi artiglieri, diceva che bisognava “temere Iddio ed
amare Santa Barbara”. Eugenio Gentilizi da Este, nella sua Instrutione de’
bombardieri raccomandava alle truppe di tenere “buona ed onesta condotta in
onore di Santa Barbara”.
La mistica tradizione di considerare Santa Barbara
protettrice dell’artiglieria, genio e marinai è ormai consacrata dalla
millenaria consuetudine; tale è anche considerata dai chimici-esplosivi, dai
minatori, vigili del fuoco, depositi polveri e munizioni, stabilimenti di
artiglieria e artificieri in genere, fortezze e polveriere delle navi (sulle
navi da guerra la polveriera è denominata ancor oggi “santabarbara”).
Le
leggende, scaturite dalla fantasia dei popoli intorno alla forma del suo
martirio, varie nella forma, non differiscono nelle regioni tutte attendibili,
per le quali alla Santa attribuita la protezione degli artiglieri, minatori e
marinai.
Unica cosa è che Barbara è adorata fin dal secolo IV, come
Protettrice di quanti fossero in imminente pericolo di morte e più specialmente
da coloro che fossero esposti al fuoco, comunque prodotto, da incendio o da
folgore.
Se non abbiamo certezze storiche sulla vita della
Santa Barbara, figuriamoci se ce ne sono sulle fonti relative all’autenticità
storiche delle varie reliquie. Gli studiosi, al riguardo, hanno navigato per
secoli nel mare delle ipotesi. In mancanza di documenti storicamente
inoppugnabili, è difficile ricostruire le vicende delle reliquie, anche perché
molte sono le divergenze sul luogo d’origine, così come sulla data del
martirio.
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Si dice che un cristiano di nome
Valentino, richiese a Marziano il corpo di S. Barbara, che seppellì
riverentemente nel luogo chiamato “Sole” (probabilmente Etiopoli), in una
piccola abitazione dove si rinnovarono frequentemente i miracoli, ottenuti da
Dio, per intercessione della Santa.
E’ certo che esso rimase a Nicomedia sino
al IV secolo, epoca in cui l’imperatore Giustino lo fece trasportare a
Costantinopoli dove Leone, verso la fine del IX secolo, fece erigere una chiesa
nella quale venne custodito il corpo della Santa. Moltissime città nel mondo
reclamano il possesso delle reliquie di Barbara. Ci sono infatti versioni molto
discordi circa le città e i luoghi dove si troverebbe il corpo della Santa,
alcune di queste vantano documentazioni storiche.
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Nel mondo Il Cairo, Costantinopoli e Kiev rivendicano il possesso delle reliquie, mentre la testa è venerata a Novgorod, in Russia, che ne possiede anche il seno pietrificato in Pomerania In Italia
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BURANO >>> Nel 991 Giovanni Orseolo, figlio del Doge di Venezia, trovandosi a Costantinopoli chiese in sposa la nipote dell’imperatore Basilio II, che era cattolicissimo. L’imperatore acconsentì e le nozze furono celebrate con sfarzo. Quando il giorno della partenza fu prossimo , l’augusta sposa prima di abbandonare la patria volle con sé le reliquie di S. Barbara, di cui era particolarmente devota. Le sacre spoglie, trasportate a Venezia e deposte dapprima nella basilica di S. Marco furono depositate nel 1009 a Torcello, nella chiesa di San Giovanni Evangelista, mentre la reliquia del cranio, custodita prima in un busto di legno poi in uno di metallo, era stata collocata nella chiesa di S. Barbara dei Librari.
Con soppressione della parrocchia, il 15 settembre 1594, l’insigne reliquia fu portata a S. Lorenzo in Damaso. Il reliquario, parte in argento, parte argento e bronzo dorato, è da attribuirsi alla prima metà del XVI secolo. Le sacre spoglie sarebbero state poi trasportate nell’isola di Burano (1810), e collocate in un altare della chiesa di S. Martino, dove tuttora sono venerate.
Ad avvalorare che le spoglie della Santa riposano nel sacello di Burano sta nell’atto di fede compiuto dal patriarca di Venezia, Card. Roncalli (poi Papa Giovanni XXIII), che designò S. Barbara, quale una dei sette Patroni della città. I buranesi sostengono che il vero corpo di S. Barbara sia quello conservato nella loro chiesa di S. Martino e nel 1926, quasi per rendere ufficiale l’autenticità della reliquia, trasportarono il glorioso corpo della Santa con grande pompa nella cappella costruita per i Caduti in guerra. I pescatori di Burano, quando il mare è grosso e minaccia burrasca ancora oggi la loro antica invocazione: Santa Barbara del canon / Protegeme da sto ton / Protegeme da sta saeta, / S. Barbara benedetta.
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MONTECATINI E PISA >>> Mancano notizie precise su come si sia sviluppato il culto di S. Barbara in terra toscana e come possa essere giunta l’importante reliquia con il prezioso reliquario.
La distruzione di Montecatini nel 1554 fu davvero fatale, perché Cosimo dei Medici, presumendo di cancellare perfino la memoria del Castello, fece bruciare tutti gli archivi.
Osservando il teschio di S. Barbara, conservato nello splendido reliquario della Chiesa di S. Pietro Apostolo di Montecatini Alto, ci si può porre la questione di come e per quale ragione si trovi al Castello una reliquia così importante della vergine e martire di Nicomedia. Tralasciando il problema dell’autenticità delle reliquie dei santi, stabilita dalla Chiesa, si deve constatare che queste memorie di devozione si trovano soprattutto nelle città di mare o in luoghi che hanno avuto con questi centri rapporti politici e commerciali di una certa rilevanza. Questo vale per le reliquie dei santi provenienti da fuori, soprattutto dall’Oriente. Tali rapporti politici ed economici soprattutto nell’alto Medioevo, furono mantenuti dalle repubbliche marinare di Amalfi, Venezia, Pisa e Genova: guerrieri, mercanti e banchieri facevano a gara per riportare nelle loro città, oltre che prodotti dell’Oriente, anche i corpi dei martiri e dei santi, di cui vi era ricchezza in quelle terre, per onorarli degnamente nelle loro cattedrali e per ricordo anche delle proprie gesta.
E’ certo che a Pisa, nella raccolta di reliquie della chiesa Primiziale, si trova l’osso mandibolare attribuito alla martire Barbara (ne fa menzione anche il canonico Paolo Tronci nella descrizione delle chiese capitolari della città, in un manoscritto della seconda metà del XVII secolo). La mandibola di Pisa completa il teschio di Montecatini che ne è privo e a detta del prof. Carlo Fedeli (come riporta Giovanni Gentili nella sua pubblicazione per il 17° centenario del martirio di S. Barbara del 1936) “ i capi articolati o condili corrispondono con la cavità glenoidea dei temporali”.
Poiché le due ossa non possono combaciare esattamente se non appartengono allo stesso cranio, conclude il prof. Fedeli, ne deriva conseguentemente che il teschio incompleto di Montecatini che la mandibola di Pisa appartengono alla stessa persona, cioè al corpo di S. Barbara o a quello ritenuto suo. Se esaminiamo i rapporti politici ed economici fra Pisa e Montecatini nel secolo XIV, sotto Uguccione della Faggiola, se consideriamo che il reliquario è di un epoca di poco posteriore a tale secolo, appare evidente che una parte del cranio della Santa sia stata ceduta a Montecatini da Pisa, tanto più che ai pisani era certamente noto che Barbara era stata scelta da Montecatini come Patrona fin dall’alto medioevo e che pertanto avrebbe gradito una reliquia così importante della vergine martire Nicomedia.
Un’altra spiegazione più plausibile è che al tempo delle Repubbliche marinare, Venezia , voleva il dominio di tutti i nostri mari. L’unico suo problema era l’importanza della Repubblica di Genova nel mar Tirreno e nel Mediterraneo per commerci con il Medio Oriente. Per ottenere la supremazia dichiarò quindi guerra a questa sua rivale, alleandosi a Pisa. Quest’ultima accettò volentieri ma volle come ricompensa, tra l’altro, la testa di Santa Barbara. La Repubblica veneta a malincuore accondiscese a questo desiderio pur di ottenere il risultato sperato.
Dopo qualche tempo Pisa non voleva sottostare ai voleri di Firenze. Si preparò a resistere allo strapotere fiorentino chiedendo aiuto a Montecatini. Questa accettò di dare il suo contributo reclamando una parte delle reliquie di Barbara. Pisa acconsentì a dare il teschio alla sua alleata mantenendo per sé la mandibola dello stesso. E’ pur vero che mancano documenti probativi o verbali che attestino il possesso di queste reliquie a Pisa e a Montecatini. Queste sono dovute esclusivamente al fatto che moltissimi documenti sono stati distrutti durante l’assedio, gli incendi ed i saccheggi di cui fu vittima il Castello della città di Montecatini, specialmente da parte dei fiorentini.
Tra le svariate ipotesi relative alla presenza di reliquie di Barbara in Toscana quella sopra riportata risulta la più attendibile e in parte storicamente riconosciuta.
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VARIE ZONE D'ITALIA >>> Il Diario Romano del 1926, indica altre reliquie di Santa Barbara conservate in un cofanetto del XII secolo nel Tesoro di San Giovanni in Laterano a Roma, oltre che nella chiesa di Santa Maria in Trasportina (nell’altare a Lei dedicato c’è un frammento del suo braccio), nella Basilica dei Santi Cosma e Damiano e nella parrocchia di Santa Barbara alle Capannelle, proveniente dal corpo conservato a Venezia. Altre reliquie si trovano a Napoli, presso la Cappella della chiesa della Real Casa della SS. Annunziata, a Cremona, a Mantova, a Trapani ed a Carbonia.
Non dobbiamo lasciarci ingannare dall’apparente stato confusionale in cui le varie vicende si sono andate depositando nel corso dei secoli, o dall’accumulo di luoghi e siti che, in qualche modo, ne rivendicano varie paternità (di origine, di morte, di conservazione delle reliquie).
Quel che conta è che per essere stato così dirompente quel martirio, doveva fondarsi su elementi di grande fruibilità e leggibilità, di quelli che vanno diritto al cuore, e forse anche al cervello degli uomini.
L’abate Zaccaria ritiene che siano esistite altre sante dallo stesso nome, quindi le varie città che si contendono l’onore di possedere il corpo di S. Barbara non sono del tutto in errore.
Ma qual è l’autentica S. Barbara di Nicomedia, Patrona dell’artiglieria, del genio, dei minatori e dei vigili del fuoco?
Per noi Artiglieri è quella le cui spoglie riposano venerate a Burano.
Santa Barbara, oltre che nella leggenda e
nella storia bisognerebbe conoscerla anche nell’arte . La Santa ebbe la gloria
di essere celebrata, attraverso i secoli dai più famosi artisti del pennello e
dello scappello, quali Van Eyck, Giacquerio, il Botticelli, Luca della Robbia,
il Pinturicchio, Palma il Vecchio, il Francia, Brescia, il piemontese Defendente
Ferrari, il Domenichino, Gian Lorenzo Bernini, ecc. Anche i nostri tempi hanno
veduto artisti gareggiare per darci la figura della Santa delle folgori e delle
fortezze e delle battaglie: vedasi la statua bronzea del senatore Canonica,
collocata sotto l’Arco del Monumento all’Artigliere a Torino (al
Valentino)... …e tra le più recenti, la magistrale navata a Roma nell’Istituto storico e cultura dell’Arma del Genio. La figura di Santa Barbara ha ispirato Giovanni Van Eyk che riprodusse il martirio della Santa in un magnifico quadro del 1437 e tutt’ora esposto nel Museo di Anversa. |
Fra le innumerevoli opere d’arte di tutte
le epoche che testificano il culto degli artiglieri alla loro Santa Patrona, le
più insigne e indubbiamente la più nota, è la Santa Barbara di Jacopo Palma il
Vecchio, celebre pittore della scuola veneta che rivaleggiò col sommo Tiziano.
Il quadro, del 1500, trovasi a Venezia nella chiesa di S. Maria Formosa –
(vedasi inizio rubrica ).
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Di questo quadro sono state fatte molte riproduzioni ed è, si
può dire, l’immagine di Santa Barbara ufficialmente riconosciuta come Patrona
degli Artiglieri. In esso la figura della bellissima giovane, campeggia nel
dipinto con singolare nobiltà austera, con lo sguardo dolce, sereno e puro: è
rappresentata col capo coronato e con la palma del martirio nella mano destra;
nello sfondo del quadro, (a sinistra di chi guarda), si vede la torre che
secondo la leggenda aprì le sue mura sottraendola all’ira del padre inferocito.
Il soggetto principale del quadro è stato riprodotto su medagliette delle quali spesso si ornano artiglieri, marinai e quanti ambiscono la protezione della Santa.
Santa BarbaraBrescia
Statua di Santa Barbara collocata all’interno dell’Arco Monumentale
Il soggetto principale del quadro è stato riprodotto su medagliette delle quali spesso si ornano artiglieri, marinai e quanti ambiscono la protezione della Santa.
Santa BarbaraBrescia
Statua di Santa Barbara collocata all’interno dell’Arco Monumentale
Il soggetto centrale del quadro figura
anche nella statua eretta sull’arco di trionfo del magnifico Monumento
all’Artigliere a Torino (al Valentino), monumento che venne inaugurato nel
giugno 1930 dagli augusti Sovrani alla presenza di tutti gli Artiglieri d’Italia
e di una moltitudine di popolo festante.
Opere di grande valore artistico
dedicate a S.Barbara esistono anche nella città di Brescia. Una appartiene alla
chiesa di S.Maria in Silvia ed è opera dell’artista bresciano Lattanzio Gambara.
Il quadro di S. Maria in Silvia fu eseguito nel 1568. – Un altro di grande
pregio che ricorda il martirio di S. Barbara, esiste anche nella chiesa di S.
Maria delle Grazie (primo altare a destra dall’ingresso principale) è opera
dell’artista bresciano Pietro Rosa, discepolo di Tiziano Vecellio. Il quadro
maestoso si ammira sull’altare cosiddetto della scuola bombardieri e dedicato a
S. Barbara. Questo altare è stato eretto al tempo della repubblica veneta della
scuola bombardieri e artificieri d’artiglieria. Gli artiglieri e bombardieri del
tempo avevano ottenuto questo altare come propria sede religiosa. In questo
superbo lavoro del Rosa è evidentissima la scuola del grande Tiziano, il quale
amava ed apprezzava molto questo suo discepolo bresciano; alcune guide antiche,
asseriscono che lo stesso Tiziano, ammirato il quadro abbia personalmente
ritoccata la testa del cavallo. Le sembianze della Santa, ebbero naturalmente, i
tanti lineamenti immaginari -non esistono nessuna iconografia autentica- quanti
furono gli artisti che la vollero effigiare con colori o con scalpello. Ma in
tutte le figurazioni, essa è sempre rappresentata con aspetto giovane e
avvenente, con nobiltà non disgiunta da celestiale ispirazione di fede e
normalmente , oltre la palma dei Martiri, ha sempre quanto nel Breve Pontificio
è ricordato circa il Suo martirio. - Un’altra immagine fu dipinta da Giuseppe
Cesari, detto Cavaliere d’Arpino, sull’altare a Lei consacrato nella chiesa di
S. Maria in Traspontina in Roma, presso Castel S. Angelo.
Bellissimo anche il
dipinto di Annibale Caracci, immagine poco conosciuta ma non meno bella delle
altre. Un altro stupendo affresco di ignoto, probabilmente del sec. XIV
esistente nella Badia di S. Antonio di Ranverso (Torino). La gentilezza dei
lineamenti, l’eleganza e la snellezza bizantineggiante della figura le danno una
delle più suggestive iconografie della Venerata Santa.
Per finire, ci sono
centinaia di immagini di artisti di ogni livello che hanno voluto cimentarsi nel
riprodurre l’effige di Barbara. Si possono ammirare in centri e chiese di tutta
Italia.
Comunque rappresentata, la Santa Vergine di Nicomedia è ormai
consacrata al culto degli Artiglieri ed essi, giovani e vecchi, in servizio o in
congedo, in terra, in mare e in cielo, continueranno a venerarla ed invocarla
come loro Celeste Patrona.
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Le
Chiese
Numerose sono le chiese, cappelle, oratori, dedicati alla Santa sparse in tutta Italia. Tra le più prestigiose, oltre alle tre presenti in Roma, si ricordano quella a Mantova, a Torino, a Napoli, a Maraviglia in provincia di Arezzo in Toscana nella diocesi di Fiesole.
A Rovigo esiste invece un altare, opera dello scultore Pietro Baratta, commissionato dal Podestà di Rovigo, il nobile veneziano Andrea Memmo di Costantino, che volle fosse dedicato alla Santa, nella chiesa di San Damiano, eretta intorno al 1574, in sostituzione di un vecchio altare in legno, sempre dedicato alla martire, e chiamato altare dei bombardieri, probabilmente voluto dalla locale scuola Bombardieri dove si insegnava agli allievi l’arte delle polveri.
Oggi possiamo affermare che Santa Barbara è una santa planetaria: dalla Grecia alla Russia, specialmente in Georgia, dove Santa Barbara è venerata insieme a Santa Caterina, alla Siria, fin dal IV-V secolo il culto per questa indifesa creatura ha assunto dimensioni incontrollabili.
Risalgono all’ VIII secolo tracce di alcuni monasteri a lei intestati presso Emessa, in Siria. Chiese e luoghi di culto intitolati a Santa Barbara ne esistono oggi in tutto il mondo.
Una chiesa le fu dedicata ad Elaiopoli (Baalbek) in Fenicia, al Cario, vi era una chiesa dove custodivano le sue reliquie, a Odessa, in Mesopotamia, a Costantinopoli, dove vi sono 4 chiese a lei dedicate, a Babilonia d’Egitto, a Menouthis, presso Alessandria e nella regione di Urgub nell’antica Cappadocia.
In Italia, a Firenze la Basilica della Santissima Annunziata, la Basilica Mariana per eccellenza del capoluogo toscano, al suo interno, nella navata destra, quasi vicino all’altare maggiore, in una delle cappelle laterali, accanto al Presepe statico, ospita un altare dedicato a Santa Barbara.
Chiese dedicate a Santa Barbara esistono o sono esistite a: Roma, Subiaco, Tivoli , Frosinone, Equino, Neroli, Avezzano , Villetta Barrea, Caprinica di Sutri, Venezia, Burano, Piacenza, Mantova Fabriano, Montecatini, Val di Fievole, Ravello, Trapani, Cremona, Verona, Napoli, Villasalto, Villa cidra, Chiesa Cattedrale di Ravello (Salerno), Chiesa di Montecatini Valdinievole (Pistoia), diocesi di Pescia, Chiesa Cattedrale di Fabriano, Chiesa di S. Andrea di Sesti Ponente (Genova), e in tante altre località in tutta Italia, il cui numero supera 36 unità.
Nel mondo Santa Barbara è venerata in : Svizzera, Spagna, ex Cecoslovacchia, Egitto, Belgio, Olanda, Inghilterra, Romania.
In Francia vi sono 4 chiese a Lei dedicate nella diocesi di Cambrai, 7 in quella di Arras, 2 nella diocesi di Langrs ed altre nelle diocesi di Burges, Vannes, Albi. A La Plata in Bolivia, Bolivar nell’Equador, a Majorca Santa Barbara è venerata come Patrona Principale della città, in California vi è la bellissima città di Santa Barbara fondata nel XIX secolo da una missione francese guidata da Frate Lansen.
In Germania il culto di Santa Barbara è grande nella Renania ed a tutte le regioni minerarie, a Brema i devoti, nel giorno della sua ricorrenza possono lucrare una specie di indulgenza, a Metz è molto venerata a Vienna. Una splendida cappella a lei dedicata si trova nella Votivchirche in Rosenplaz, il Priorato di Saint-Barbe-en Ange, nella diocesi di Lisieux in Francia, la Chiesa Cattedrale di Colmen in Prussica Germania).
A Cipro ben dodici località sono nominate Hagia Warvara (Santa Barbara). Ma anche a Baalbek nel Libano si rivendica la tradizione di Santa Barbara e ai turisti vengono mostrati il luogo del martirio, la croce incisa nella parete di marmo, l’impronta dei piedi scolpiti prodigiosamente sul pavimento.
Decine di località, siti, città, dipartimenti nel mondo portano il nome di Santa Barbara: a Samara, nel centro della Repubblica Domenicana, nell’Honduras Occidentale, in un gruppo di isole dell’Oceano Pacifico, nel Messico Settentrionale, in Rhodesia , presso la diga sul Fiume Zambia, nell’Isola di Malta, Santa Barbara in California negli Stati Uniti d’America.
In Italia:
E’ praticamente impossibile contare tutte le città italiane che hanno eletto Patrona la giovane martire di Nicomedia. Ricordiamo: Rio Marina nell’Isola d’Elba, Montecatini Terme in Provincia di Pistoia, Rovigo e Marzi in provincia di Cosenza, Paternò in Sicilia, Amaroni in provincia di Catanzaro, Colleferro in provincia di Roma, Cencio in Liguria, Furti, Nureci e Ninnai in provincia di Cagliari, Fontana Liri in provincia di Frosinone, Gravere in provincia di Torino, Belledo in provincia di Como, etc…
Numerose sono le chiese, cappelle, oratori, dedicati alla Santa sparse in tutta Italia. Tra le più prestigiose, oltre alle tre presenti in Roma, si ricordano quella a Mantova, a Torino, a Napoli, a Maraviglia in provincia di Arezzo in Toscana nella diocesi di Fiesole.
A Rovigo esiste invece un altare, opera dello scultore Pietro Baratta, commissionato dal Podestà di Rovigo, il nobile veneziano Andrea Memmo di Costantino, che volle fosse dedicato alla Santa, nella chiesa di San Damiano, eretta intorno al 1574, in sostituzione di un vecchio altare in legno, sempre dedicato alla martire, e chiamato altare dei bombardieri, probabilmente voluto dalla locale scuola Bombardieri dove si insegnava agli allievi l’arte delle polveri.
Oggi possiamo affermare che Santa Barbara è una santa planetaria: dalla Grecia alla Russia, specialmente in Georgia, dove Santa Barbara è venerata insieme a Santa Caterina, alla Siria, fin dal IV-V secolo il culto per questa indifesa creatura ha assunto dimensioni incontrollabili.
Risalgono all’ VIII secolo tracce di alcuni monasteri a lei intestati presso Emessa, in Siria. Chiese e luoghi di culto intitolati a Santa Barbara ne esistono oggi in tutto il mondo.
Una chiesa le fu dedicata ad Elaiopoli (Baalbek) in Fenicia, al Cario, vi era una chiesa dove custodivano le sue reliquie, a Odessa, in Mesopotamia, a Costantinopoli, dove vi sono 4 chiese a lei dedicate, a Babilonia d’Egitto, a Menouthis, presso Alessandria e nella regione di Urgub nell’antica Cappadocia.
In Italia, a Firenze la Basilica della Santissima Annunziata, la Basilica Mariana per eccellenza del capoluogo toscano, al suo interno, nella navata destra, quasi vicino all’altare maggiore, in una delle cappelle laterali, accanto al Presepe statico, ospita un altare dedicato a Santa Barbara.
Chiese dedicate a Santa Barbara esistono o sono esistite a: Roma, Subiaco, Tivoli , Frosinone, Equino, Neroli, Avezzano , Villetta Barrea, Caprinica di Sutri, Venezia, Burano, Piacenza, Mantova Fabriano, Montecatini, Val di Fievole, Ravello, Trapani, Cremona, Verona, Napoli, Villasalto, Villa cidra, Chiesa Cattedrale di Ravello (Salerno), Chiesa di Montecatini Valdinievole (Pistoia), diocesi di Pescia, Chiesa Cattedrale di Fabriano, Chiesa di S. Andrea di Sesti Ponente (Genova), e in tante altre località in tutta Italia, il cui numero supera 36 unità.
Nel mondo Santa Barbara è venerata in : Svizzera, Spagna, ex Cecoslovacchia, Egitto, Belgio, Olanda, Inghilterra, Romania.
In Francia vi sono 4 chiese a Lei dedicate nella diocesi di Cambrai, 7 in quella di Arras, 2 nella diocesi di Langrs ed altre nelle diocesi di Burges, Vannes, Albi. A La Plata in Bolivia, Bolivar nell’Equador, a Majorca Santa Barbara è venerata come Patrona Principale della città, in California vi è la bellissima città di Santa Barbara fondata nel XIX secolo da una missione francese guidata da Frate Lansen.
In Germania il culto di Santa Barbara è grande nella Renania ed a tutte le regioni minerarie, a Brema i devoti, nel giorno della sua ricorrenza possono lucrare una specie di indulgenza, a Metz è molto venerata a Vienna. Una splendida cappella a lei dedicata si trova nella Votivchirche in Rosenplaz, il Priorato di Saint-Barbe-en Ange, nella diocesi di Lisieux in Francia, la Chiesa Cattedrale di Colmen in Prussica Germania).
A Cipro ben dodici località sono nominate Hagia Warvara (Santa Barbara). Ma anche a Baalbek nel Libano si rivendica la tradizione di Santa Barbara e ai turisti vengono mostrati il luogo del martirio, la croce incisa nella parete di marmo, l’impronta dei piedi scolpiti prodigiosamente sul pavimento.
Decine di località, siti, città, dipartimenti nel mondo portano il nome di Santa Barbara: a Samara, nel centro della Repubblica Domenicana, nell’Honduras Occidentale, in un gruppo di isole dell’Oceano Pacifico, nel Messico Settentrionale, in Rhodesia , presso la diga sul Fiume Zambia, nell’Isola di Malta, Santa Barbara in California negli Stati Uniti d’America.
In Italia:
E’ praticamente impossibile contare tutte le città italiane che hanno eletto Patrona la giovane martire di Nicomedia. Ricordiamo: Rio Marina nell’Isola d’Elba, Montecatini Terme in Provincia di Pistoia, Rovigo e Marzi in provincia di Cosenza, Paternò in Sicilia, Amaroni in provincia di Catanzaro, Colleferro in provincia di Roma, Cencio in Liguria, Furti, Nureci e Ninnai in provincia di Cagliari, Fontana Liri in provincia di Frosinone, Gravere in provincia di Torino, Belledo in provincia di Como, etc…
Cenni storici
Breve Pontificio di S.S. Pio XII
E’ proprio del Romano Pontefice, al fine di fomentare la pietà dei fedeli e di allontanare i pericoli della fede, scegliere dei Patroni presso Dio in modo da poter rivolgersi a loro per aiuto e per modello di vita.
Breve Pontificio di S.S. Pio XII
E’ proprio del Romano Pontefice, al fine di fomentare la pietà dei fedeli e di allontanare i pericoli della fede, scegliere dei Patroni presso Dio in modo da poter rivolgersi a loro per aiuto e per modello di vita.
Bollo Pontificio
Alle volte accadde però che gli stessi fedeli, quasi ispirati,
si scegliessero da soli il proprio protettore, con la susseguente ratifica della
suprema autorità della Chiesa. E’ questo il caso di S. Barbara, vergine di
Nicodemia, il cui martirio fin dai primi tempi della Chiesa, sia in Oriente che
in occidente, commosse tanto i fedeli da additarla quale esempio di fermezza e
simbolo di vittoria cristiana.
Come da pia e antichissima tradizione, Barbara subì il martirio prigioniera in una torre, che susseguentemente alla sua morte fu atterrata dal fulmine.
Nella stessa Alma Urbe i soldati preposti alla difesa di Castel Sant’Angelo la elessero loro potente protettrice, e fra i tanti privilegi ottenuti di stabilirne il culto presso la vicina Chiesa di S. Maria in Traspontina, con l’altare dedicato alla Martire. Altri scritti ecclesiastici sulla vita dei Santi attestano che sin dal 1529 S. Barbara fosse scelta patrona degli Artiglieri (Pyroballistari) e in seguito, dei Genieri, dei Marinai, dei Vigili del Fuoco.
Considerato tutto questo, ci è sembrato opportuno accogliere, per istanza dell’Ordinario Militare, l’Arcivescovo Carlo Alberto Ferrero DI Cavallerleone, i voti dei militari sopra nominati, per cui si richiedeva il nostro “ breve” apostolico onde confermare la Martire quale loro Patrona.
E pertanto, sulle orme dei nostri predecessori riteniamo opportuno aderire volentieri alla richiesta per riconoscimento ufficiale della pietà dei militari sia per il miglior profitto spirituale delle anime loro.
Sentito dunque il parere del Cardinale pro prefetto della Congregazione dei Riti il Cardinale Clemente Vicaria, con piena consapevolezza e nostro ripensamento, nonché per deliberazione nostra e della Sede Apostolica, in forza di questo decreto dichiariamo e proclamiamo S. Barbara di Nicodemia, vergine e martire, principale patrona presso Dio dell’ Artiglieria, del Genio, della Marina e dei Vigili del Fuoco.
Per poter indagare le origini e le cause di una tale scelta, bisogna rifarsi un poco alla tradizione. Si vuole infatti che nel momento in cui Dioscoro colpì con la spada S. Barbara un improvviso terribile temporale si scatena sul luogo del martirio ed un fulmine fa tramortire a terra lo stesso Dioscoro che resta esamine accanto al corpo della figlia.
L’artiglieria che si serve di mezzi che scatenano un più o meno vasto temporale artificiale, rassomigliante ai temporali che scatenano naturalmente e davanti ai quali i corpi degli uomini indifesi senza aiuto di Dio, i marinai che nella loro vita ordinaria vanno più facilmente incontro all’imperversare delle tempeste sui mari, mentre essi devono affidare al più o meno fragile scafo che li trasporta: il Popolo tutto che al primo profilarsi all’orizzonte di lampi e tuoni invoca S. Barbara, non potevano scegliersi una Patrona più adatta di S. Barbara. “Dato a Roma, presso S. Pietro, sotto l’Anello del Pescatore, il giorno 4 del mese di dicembre dell’anno 1951 – XIII del Nostro Pontificato”.
Come da pia e antichissima tradizione, Barbara subì il martirio prigioniera in una torre, che susseguentemente alla sua morte fu atterrata dal fulmine.
Nella stessa Alma Urbe i soldati preposti alla difesa di Castel Sant’Angelo la elessero loro potente protettrice, e fra i tanti privilegi ottenuti di stabilirne il culto presso la vicina Chiesa di S. Maria in Traspontina, con l’altare dedicato alla Martire. Altri scritti ecclesiastici sulla vita dei Santi attestano che sin dal 1529 S. Barbara fosse scelta patrona degli Artiglieri (Pyroballistari) e in seguito, dei Genieri, dei Marinai, dei Vigili del Fuoco.
Considerato tutto questo, ci è sembrato opportuno accogliere, per istanza dell’Ordinario Militare, l’Arcivescovo Carlo Alberto Ferrero DI Cavallerleone, i voti dei militari sopra nominati, per cui si richiedeva il nostro “ breve” apostolico onde confermare la Martire quale loro Patrona.
E pertanto, sulle orme dei nostri predecessori riteniamo opportuno aderire volentieri alla richiesta per riconoscimento ufficiale della pietà dei militari sia per il miglior profitto spirituale delle anime loro.
Sentito dunque il parere del Cardinale pro prefetto della Congregazione dei Riti il Cardinale Clemente Vicaria, con piena consapevolezza e nostro ripensamento, nonché per deliberazione nostra e della Sede Apostolica, in forza di questo decreto dichiariamo e proclamiamo S. Barbara di Nicodemia, vergine e martire, principale patrona presso Dio dell’ Artiglieria, del Genio, della Marina e dei Vigili del Fuoco.
Per poter indagare le origini e le cause di una tale scelta, bisogna rifarsi un poco alla tradizione. Si vuole infatti che nel momento in cui Dioscoro colpì con la spada S. Barbara un improvviso terribile temporale si scatena sul luogo del martirio ed un fulmine fa tramortire a terra lo stesso Dioscoro che resta esamine accanto al corpo della figlia.
L’artiglieria che si serve di mezzi che scatenano un più o meno vasto temporale artificiale, rassomigliante ai temporali che scatenano naturalmente e davanti ai quali i corpi degli uomini indifesi senza aiuto di Dio, i marinai che nella loro vita ordinaria vanno più facilmente incontro all’imperversare delle tempeste sui mari, mentre essi devono affidare al più o meno fragile scafo che li trasporta: il Popolo tutto che al primo profilarsi all’orizzonte di lampi e tuoni invoca S. Barbara, non potevano scegliersi una Patrona più adatta di S. Barbara. “Dato a Roma, presso S. Pietro, sotto l’Anello del Pescatore, il giorno 4 del mese di dicembre dell’anno 1951 – XIII del Nostro Pontificato”.
Tale riconoscimento costituisce per noi Artiglieri un prezioso
privilegio, del quale dobbiamo filiale gratitudine al Santo Padre e che viene a
rinforzare la devozione sempre nutrita da tutti gli Artiglieri per la gloriosa e
cara Patrona, che mai mancò di stendere la Sua mano protettrice su di loro.
I Santi – come dice un chiaro agiografo moderno, Padre Arrighini – hanno due vite: quella terrena e quella celeste. E’, però, da preferire quest’ultima perché eterna e perché dimostra che, malgrado l’inesorabile opera dissolvitrice dei secoli, la vita dei Santi rimane desta: perenne fiaccolata di gloria nella quale si specchia, attraverso il culto, l’umanità sofferente.
Ogni Arma ha il suo Santo Protettore, ma nessuno uguaglia, per devozione e per diffusione, la nostra bella e Santa Patrona, che è anche fuori delle categorie militari, uno dei Santi più popolari e più venerati. (V.O)
I Santi – come dice un chiaro agiografo moderno, Padre Arrighini – hanno due vite: quella terrena e quella celeste. E’, però, da preferire quest’ultima perché eterna e perché dimostra che, malgrado l’inesorabile opera dissolvitrice dei secoli, la vita dei Santi rimane desta: perenne fiaccolata di gloria nella quale si specchia, attraverso il culto, l’umanità sofferente.
Ogni Arma ha il suo Santo Protettore, ma nessuno uguaglia, per devozione e per diffusione, la nostra bella e Santa Patrona, che è anche fuori delle categorie militari, uno dei Santi più popolari e più venerati. (V.O)
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