Tra pochi giorni ricorre 85° anniversario della battaglia delle Alpi Occidentali del 1940 tra Italia e Francia. Gli eventi storici della seconda guerra mondiale hanno oggi spesso una narrazione confusa, alterata da residui nazionalismi e distorsioni a fini politici.
Ciclicamente qualcuno propone di abolire l’insegnamento della storia nelle scuole, altri invece scrivono libri assurdi che distorcono la storia per ragioni politiche o anche solo per ignoranza e mancanza di cultura e spirito di ricerca. Specialmente gli eventi storici della seconda guerra mondiale hanno oggi spesso una narrazione confusa, alterata da residui nazionalismi e distorsioni a fini politici, che concorrono a vedere in modo alterato fatti che oggi è doveroso esaminare con una neutralità critica, per una valutazione corretta. Il passato dovrebbe essere osservato e studiato come una concatenazioni di eventi che porta alla creazione di una memoria condivisa che racconti la storia di tutti, nella sua verità e integrità, al di là delle passioni politiche o umane.
Al centro dell’incontro italo – francese la brevissima battaglia delle Alpi del giugno 1940.
In generale l’attacco alla Francia sul piano strategico-militare fu il classico sconsiderato atto di un dittatore che pensa di avere nozioni militari, insieme a Mussolini anche Hitler e Stalin causarono massacri di truppe e sconfitte militari credendosi strateghi. Il grande stratega Carl von Clausewitz aveva affermato che “Attaccare la Francia dalle Alpi sarebbe come pretendere di sollevare un fucile afferrandolo per la punta della baionetta”. L’osservazione vale per entrambe i lati delle Alpi, anche per i francesi sarebbe stato pressoché impossibile valicare le montagne. Ciò fu dimostrato dalla seconda battaglia delle Alpi del settembre 1944 – maggio 1945 quando i francesi passarono i monti solo dopo il ritiro delle forze tedesche collassate nella pianura padana e non sulle Alpi.
Nel 1940 la battaglia durò quattro giorni scarsi: dalla mattina del 21 giugno alla notte del 24. Era un’offensiva senza speranza: la frontiera francese era ben fortificata. Già tutti gli studi militari italiani dello Stato Maggiore del Regio Esercito
escludevano la possibilità di uno sfondamento, i pianimilitari erano stati sempre solo difensivi. Le truppe italiane andarono all’attacco delle posizioni francesi senza altro appoggio che il fuoco dei forti italiani, quasi sempre or
ientati alla difensiva. Il tempo era pessimo, di notte temperature fino a 20 gradi sotto zero con neve. In termini militari, era un’offensiva fallita in partenza. In termini politici, era un’offensiva che doveva dimostrare che anche l’Italia aveva avuto qualche parte nella guerra. Anche in questo caso fallita
Raccontare i quattro giorni dell’offensiva italiana è difficile. Non vi fu un centro, un obiettivo preciso, Si attaccò su tutto il fronte dal Monte Bianco al mare, in una dozzina di settori diversi con uno schema sbagliato, pressoché uguale.
Forte Chaberton, colpito dalle artiglierie francesi
Esempio sono alcuni punti significativi. Al passo del Piccolo San Bernardo la strada fu interrotta dalla distruzione dei ponti e da un vecchio fortino francese con poche mitragliatrici e una settantina di uomini, che impedì il passaggio delle fanterie italiane, protetto dal fuoco dei retrostanti forti francesi. Le truppe italiane riuscirono a occupare piccole parti del versante francese, ma non a raggiungere Bourg St. Maurice.
Il Forte Chaberton in val di Susa era una struttura di inizio 900, nel 1940 era superata come potenza e protezione. I molti colpi sparati dallo Chaberton nei primi giorni di guerra fecero pochi danni ai forti francesi della conca di Briançon.
Il 21 giugno 4 mortai da 280 distrussero in poche ore sei delle otto torrette del forte.
Mentone – Ponte san Luigi sbarramento anticarro
Mentone, vantata come importante conquista da Mussolini, era in verità una zona che i costruttori della Maginot alpina, decisero di lasciare davanti alla «posizione di resistenza» articolata sui forti retrostanti. Dopo aspri combattimenti il territorio occupato fu solo una striscia di quattro chilometri nell’abitato di Mentone.
All’ Armistizio i territori occupati dall’Italia avevano un’estensione di 832 km² ed una popolazione di 28.523 abitanti. Le cifre delle perdite umane chiaramente documentano l’assurdità di quell’attacco di fanterie scagliate contro le moderne fortificazioni senza appoggio nè dell’artiglieria né dell’aviazione. I francesi ebbero 32 morti, 121 feriti. Gli italiani 642 morti, 2631 feriti. Cifra significativa tra i feriti 2151 congelati gravi, il tempo era pessimo, anche se era giugno
Feriti alla stazione di Susa in partenza per Torino
La vittoriosa resistenza dell’ Armée des Alpes fu l’unico successo francese nel tragico disastro della primavera 1940, è comprensibile che sia ricordata e celebrata. Il grande merito dell’Armèe des Alpes fu di continuare a combattere con determinazione quando la Francia crollava, anche contro i tedeschi che avanzavano da Lione. Il successo contro gli italiani non deve essere però esagerato sul piano militare, nella battaglia delle Alpi del 1940 tutti i vantaggi erano dalla parte francese.
Esaminati errori e criticità, realtà e propaganda, possiamo affermare che l’unico elemento positivo fu che in una guerra mondiale, che diventò lunga e feroce, dove vi furono atrocità e crimini di guerra (anche da parte francese, nel Sud Italia 1944), il breve scontro di quel giugno 1940 avvenne rispettando il diritto internazionale, senza ferocia e cattiveria.
Dopo 85 anni possiamo concludere che parliamo di un episodio della storia d’Europa, ormai irreversibilmente Unita che deve essere visto e valutato solo come fatto storico. Considerato nello stesso modo come oggi guardiamo le guerre territoriali che dilaniarono l’Italia per secoli prima dell’Unità, quando si scontrarono comuni con comuni, signorie e ducati. Sono tutti fatti che lentamente portarono all’Unità. Oggi è inconcepibile una guerra tra Asti e Alba o Firenze e Siena come nel Medioevo; la loro rivalità è ormai solo storia antica e in tal modo debbono essere viste le tante guerre che hanno dilaniato le nazioni europee fino a 80 anni fa.
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